CarPelibrumfy, dove fy sono le due iniziali di chi ci protegge e sostiene, proviene da
CarPe Librum _ Carsoli Pereto libri tra Carsoli, Pereto e oggi Civita di Oricola. Una esperienza nata nel Novembre 2012 con un successo inaspettato e poi scemata nelle pieghe di inadeguatezze e mancati riscontri istituzionali. Così pensavamo nei giorni successivi alla prima Carpelibrum del 2012 che si era concretizzata nella Biblioteca di Pereto, poi deliberata nel 2014 e oggi in attesa di una nuova collocazione rispetto alla iniziale nella ex Chiesa di sant’Antonio Abate a Pereto. Continuiamo a pensare quello che pensavamo, ovvero-
Abbiamo bisogno di idee astemie, di pensieri e azioni concrete in cui i centenari del terremoto della Marsica, con la conseguente guerra mondiale, così come il centenario della Rivoluzione (?) russa o la fine della seconda guerra mondiale con le bombe, tra le tante, ma disastrose di Nagasaki, Hiroshima, Dresda, San Lorenzo, Cassino, arrivano ai giorni nostri con un terrorismo ormai endemico che si coniuga ad una crisi finanziaria sia globale che locale. I nuovi olocausti, i genocidi, correlati alle guerre nei Balcani, ai migranti sono attualità innescata su tragiche memorie.
Memoria e attualità non insegnano ancora a trovare strumenti individuali e collettivi per fronteggiare la disoccupazione, la sottoccupazione, le strette creditizie- In un presente oscuro e demotivato per chi è ancora giovane e guarda alla vita, così come per i non nati che a fatica ci raggiungono. Le esperienze virtuose dimenticate delle generazioni che ci hanno preceduto vanno riprese e sottolineate con forza, senza essere passatisti, per realizzare dove siamo e da dove veniamo. Per rintracciare cosa potevamo, cosa abbiamo fatto e, cosa ancora, soprattutto come, possiamo ancora fare. Il Fisico Rovelli sostiene che il tempo è entropia. Ci fa pensare che la riduzione del disordine è lo scopo principale del creare e dell’esistere. Scienza, Arte, letteratura ma, soprattutto, l’obiettivo pedagogico di teste ben fatte e non solo piene di compulsioni finanche erudizione compulsiva. Teste e movimenti che, di conseguenza, ci aiutino a vivere e sostenere questa picciol barca umana giovane di seicento milioni di anni ma figlia di altrettanti tre miliardi in cui stiamo drasticamente spezzando l’armonia del globo terracqueo e il suo sottile respiro di cielo. Dovremmo contrastare chi non lascia le buone azioni impunite. Offriamo due riflessioni prese a prestito.
La prima:
“Se vuoi traversare il mare fai naufragio” (cfr. Meister Eckart)
Il mare non è superficie su cui scorrere ma abisso e profondità. Da qui deriverebbe il bisogno di una maggiore attenzione a non navigare nel conformismo a rischio di salvarci dai naufragi restando nello scenario di olocausti, guerre, assedi, discriminazioni di ogni tipo.
La seconda:
“Succede nelle dittature così come nelle democrazie che la quotidianità prenda il sopravvento come una forma ottusa di rimozione , di difesa, e suggerisce la vita”
Le culture sono il sostegno per un consenso collettivo, propulsive e atte a difenderci dal consumismo dandoci la capacità di riflettere nelle comunità soprattutto locali, senza provincialismi.
Sarebbe auspicabile vedere nelle nostre profondità personali per creare economie affrancate dal dominio della finanza e sostenibili dentro i territori di vita/appartenenza.
Immaginiamo e desideriamo, operiamo per questo, affinché CarPelibrumfy continui ad essere un ombrello, più che mai tensostruttura in luoghi aperti metaforicamente e non solo per esperienze in rete, per luoghi di incontro delle diversità socializzanti.
Di fronte a tanti obbrobri individualistici circoscritti nell’individualismo e presenti in ogni momento della nostra vita così come nel paesaggio, soprattutto edificato, che ci circonda, dovremmo più che mai cercare una vita partecipata. Sobrietà e nuovi stili di vita nella costante ricerca della bellezza, del benessere, paragonabili al caldo suono di una voce materna, unica luce nelle notti che traversiamo. Quando si impara qualcosa nella vita, qualcuno ha detto, è perché scaturisce dalla voce indelebile di “una mamma che racconta”